Fabbricare staminali senza embrioni

Data pubblicazione: Jan 12, 2009 3:16:59 PM

Il punto sulle politiche per la clonazione terapeutica

Edito dall'Aduc - Associazione per i diritti degli Utenti e Consumatori

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Notizie

Anno II Numero 35 del 16 Maggio 2003

Italia. Il progetto Pavia: fabbricare staminali senza embrioni

Italia in prima fila nelle ricerche destinate a segnare la seconda fase degli studi sulla clonazione e riuscire a fabbricare artificialmente cellule staminali senza produrre embrioni. Una macchina del tempo molecolare nella quale una cellula adulta e specializzata torna bambina e puo' essere utilizzata per riparare lesioni o rimpiazzare cellule simili distrutte da una malattia: realizzarla e' l'obiettivo ambizioso dell'Istituto europeo di biogenesi (Ieben)nato lo scorso 8 maggio a Pavia.

L'istituto, il primo al mondo organizzato in modo da reperire finanziamenti allo scopo di promuovere le ricerche sulla medicina rigenerativa, e' nato per iniziativa di un gruppo di ricercatori fra i quali il direttore del laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'universita' di Pavia, Carlo Alberto Redi, ha tra i suoi fondatori il Nobel Rita Levi Montalcini, che ne e' anche il presidente onorario, ed ha un comitato scientifico presieduto dal direttore dell'Istituto tumori di Genova, Lucio Luzzatto.

Si tratta del secondo istituto al mondo specializzato nella medicina rigenerativa, dopo quello nato recentemente nell'universita' delle Hawaii, "ma e' il primo in termini di organizzazione", ha osservato Silvia Garagna, del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'universita' di Pavia e tra le fondatrici dell'Istituto. I primi interlocutori sono infatti i cittadini, "ai quali si richiede aiuto per quanto riguarda i finanziamenti, informandoli sugli obiettivi e i progressi della ricerca". Per questi scopi e' stato attivato da subito un accordo con la Lega delle autonomie locali, ha detto Daniele Pulcini, dell'universita' di Roma La Sapienza e tra i fondatori dello Ieben. "L'obiettivo -ha aggiunto- e' raccogliere un contributo di 2.000 euro da almeno 2.000 Comuni". La prima a dare la disponibilita' e' stata la Regione Umbria, con i suoi oltre 100 Comuni. Sul fronte dell'informazione per i cittadini, e' stato concluso un accordo con la regione Lazio per la formazione a distanza e da meta' maggio sara' attivo il sito dello Ieben (www.ieben.org).

"Oggi sappiamo ottenere dei cloni, ma le nostre conoscenze in proposito sono al buio, non sappiamo nulla di che cosa controlla la riprogrammazione di una cellula adulta", ha detto Carlo Alberto Redi. L'obiettivo e' scoprire quali sono i fattori contenuti nell'ovocita capaci di far riprogrammare una cellula adulta. Conoscerli significherebbe poter costruire macchine del tempo capaci di trasformare in staminali delle cellule adulte e, in un futuro impossibile da prevedere, gli stessi fattori potrebbero essere direttamente iniettati nell'organismo per riparare lesioni e curare malattie degenerative del sistema nervoso, come l'Alzheimer e il Parkinson, malattie autoimmuni come la sclerosi multipla, ma anche tumori e diabete.

L'obiettivo delle ricerche che lo Ieben intende promuovere, ha detto Redi, e' riprodurre artificialmente "quel fantastico laboratorio in miniatura che e' l'ovocita per trovare gli elementi capaci di riprogrammare il nucleo di cellule adulte". Dopo avere ottenuto la pecora Dolly, il topo Cumulina, il toro Galileo, i ricercatori vogliono adesso scoprire i meccanismi che hanno permesso il successo di quegli esperimenti. Il primo passo verso la possibilita' di riprodurre in laboratorio l'ambiente interno all'ovocita, chiamato citoplasto artificiale, e' stato un esperimento tutto italiano, condotto dallo stesso gruppo di Redi e pubblicato sulla rivista Zygote. Altre ricerche in questa direzione sono state condotte dalla Advanced Cell Technology (Act), l'azienda biotecnologica statunitense che due anni fa ha ottenuto il primo embrione umano, e dal gruppo norvegese di Anne-Mari Hakelien.

Il laboratorio di Pavia e' stato il primo ad andare in cerca delle cause per cui, una volta fecondati, alcuni ovociti non riescono a superare lo stadio di due cellule, mentre altri si sviluppano normalmente. Una volta scoperto, questo cocktail di fattori (potrebbero farne parte sostanze come acido retinoico, insulina, triiodotironina, eritropoieina, per citarne solo alcune) potra' essere utilizzato per riprogrammare cellule adulte e farle tornare allo stadio di cellule staminali senza passare per l'embrione.

Quello che invece si e' fatto finora negli esperimenti di clonazione e' stato prelevare il nucleo di una cellula adulta e inserirlo all'interno di un ovocita a sua volta privato del nucleo. Una stimolazione elettrica o chimica ha dato quindi origine al processo di riprogrammazione. Avere a disposizione il citoplasto artificiale permette invece di immergere il nucleo della cellula adulta in questa macchina del tempo molecolare e farla tornare indietro a livello di cellula staminale capace di produrre molte altre cellule simili, ma non un embrione. E in futuro ancora lontano le stesse sostanze potrebbero essere introdotte direttamente nelle cellule senza che sia necessaria una biopsia: una iniezione di questo cocktail potrebbe, insomma, riparare lesioni.

"E' importante aiutare la ricerca in un settore cosi' importante come quello delle cellule staminali", ha detto il Nobel Rita Levi Montalcini. A questo progetto, ha detto "chiediamo l'aiuto che il Governo non ci ha ancora dato, e non e' possibile fare ricerca se non c'e' un aiuto finanziario". "Sono tra coloro che ritengono che il risultato sara' buono", ha aggiunto riferendosi all'obiettivo dell'istituto, di promuovere la ricerca di una sostanza capace di stimolare le cellule adulte a riprogrammarsi e a diventare staminali da utilizzare nella medicina rigenerativa.

"E' impossibile dire quando arriveranno i risultati -ha aggiunto il Nobel- ma sono certa che arriveranno e ritengo che la ricerca sia partita bene". Riuscire a ottenere la sostanza capace di riprogrammare le cellule, il citoplasto artificiale, per Rita Levi Montalcini "e' un obiettivo realistico e assolutamente accettabile. Speriamo di riuscire". Anche gli inizi delle ricerche sul fattore di crescita delle cellule nervose, l'Ngf, ha osservato, nessuno immaginava le ricadute, "eppure adesso sappiamo che questo fattore e' in tutte le cellule". Positivo, quindi, il giudizio sul progetto, che la Levi Montalcini aveva conosciuto per la prima volta quando venne proposto da due membri della Commissione Dulbecco sulle cellule staminali voluta dall'ex ministro della Sanita' Umberto Veronesi. A presentare il progetto del citoplasto artificiale furono Carlo Alberto Redi e Lucio Luzzato. "Subito l'ho trovato eccellente e poi e' finito nel cassetto, come a volte capita, ma adesso sono contenta che sia stato recuperato".