Desertec

L'umanità ha bisogno di liberarsi dai combustibili fossili, quindi perché non costruire centrali solari nei deserti del mondo, per dare a tutti noi l'energia di cui abbiamo bisogno? Questo concetto è stato a lungo promosso dal progetto Desertec, un network europeo di scienziati e ingegneri, che sostiene come appena l'1% della superficie dei deserti mondiali possa generare tutta l'elettricità che serve oggi.

Desertec, una supergrid per portare il sole africano nelle case europee

Desertec 

Il progetto prevede un massiccio dispiegamento di tecnologie solari in Medio Oriente e nell'Africa del Nord, per l'esportazione di 100 GW in Europa. La visione può sembrare idealistica, ma recentemente, sia la politica che il comparto industriale stanno iniziando a prenderla sul serio. Secondo il ministro dell'energia inglese, Lord Philip Hunt, il progetto Desertec sarà valutato dalla Commissione Europea per quanto riguarda i piani futuri di approvvigionamento energetico da rinnovabili. 

L'Unione europea dovrà infatti ottenere il 20% dell'energia da lei impiegata da fonti rinnovabili entro il 2020, e una percentuale molto più alta a partire dal 2050. Per cui la Commissione Europea ha iniziato la stesura del Piano Strategico (SET), con il quale cercherà di spiegare come ottenere questi risultati. Il piano SET, come noto, è ancora nelle sue fasi iniziali, ma la presenza di Desertec tra le sue delibere è già stata confermata. Secondo Gus Schellekens, direttore dell'impresa di consulenza PriceWaterhouseCoopers, il piano SET è il primo passo verso quel tipo d'unità europea necessaria per rendere il progetto Desertec una realtà.

Supergrid

Una parte fondamentale di questo progetto è occupato dalla “supergrid”, la mega rete di distribuzione per convogliare le energie rinnovabili in tutta Europa, che si tratti di energia idroelettrica dalla Scandinavia, energia eolica dal Regno Unito o energia solare da parte degli Stati del Mediterraneo e del Nord Africa. Il prossimo mese verrà pubblicata una relazione sul futuro delle energie rinnovabili in Europa e Nord Africa a firma di Schellekens, nella quale promuove il sostegno politico unificato a favore del progetto come struttura essenziale per invogliare gli investitori a costruire impianti solari in Nord Africa. “Se non si danno segnali a livello governativo, non si dispone ciò di cui il mercato ha bisogno, nessuno farà mai nulla”, afferma Schellekens.

La barriera del prezzo

Il costo dell'energia solare è un altro ostacolo. Secondo Jenny Chase, senior analyst per la Bloomberg New Energy Finance, società che analizza gli investimenti nelle energie rinnovabili, l'energia elettrica prodotta anche con la tecnologia solare più conveniente è ancora al di sopra dei 160 dollari per MWh, rispetto ai soli 60 dollari al MWh per l'energia elettrica prodotta da centrali a carbone. Chase riconosce che le sovvenzioni pubbliche in Spagna e Germania hanno contribuito a ridurre il costo dell''energia solare in modo notevole, ma trova il progetto Desertec poco convincente. “L'idea di generare una forma di energia costosa e poi trasportarla su lunghe distanze mi sembra controproducente. Ho il sospetto, dati i tempi necessari, che l'energia solare sarà abbastanza conveniente in Europa prima che il progetto Desertec diventi realtà”.

L'africa vuole la sua industria solare

Ciononostante diversi governi africani stanno adottando misure per costruire il proprio settore solare. Il ministro marocchino per l'Energia, Amina Benkhadra, sta cercando 9 miliardi di dollari di investimenti per realizzare 2.000 MW di energia solare in Marocco entro il 2019. La Tunisia ha varato un programma simile, il piano Solaire, e Schellekens è convinto che presto saranno lanciati altri programmi dai rimanenti Paesi del nord Africa. Il settore privato ha già iniziato a studiare il progetto Desertec. Lo scorso luglio a Monaco di Baviera, 12 società finanziarie, tra cui Deutsche Bank, hanno deciso di promuovere uno studio di fattibilità triennale di iniziativa industriale, riguardo appunto Desertec.

Tecnologia a concentrazione

I sostenitori di Desertec assicurano che la tecnologia necessaria per realizzare il piano esiste già. Raccomandano l'uso dell'energia solare a concentrazione, con specchi utilizzati per concentrare la luce solare. Questo calore viene utilizzato per generare vapore, che, tramite turbine, genera a sua volta l'energia elettrica, proprio come una centrale elettrica convenzionale. Il vantaggio rispetto ai convenzionali pannelli solari è che non ha bisogno del costoso silicio. Tuttavia, ha bisogno di molta luce diretta, perciò è l'ideale per i deserti e meno adatto alla maggior parte dei paesi europei. Un altro vantaggio è che la produzione energetica può continuare anche durante la notte, utilizzando il calore di scambio che è stato conservato in vasche contenenti sali fusi o in blocchi di cemento.

Lord Philip Hunt avverte, tuttavia, che la tecnologia dovrà dar prova di sé su larga scala prima che il progetto Desertec possa decollare. Ha anche sottolineato la massa di investimenti necessari, la maggior parte della quala dovrà provenire dal settore privato, nonché l'importanza di creare la giusta regolamentazione legislativa in Europa “che non sarà facile”. Hunt ha comunque concluso affermando che: “nessuna di queste sfide è insormontabile”. 

Fonte: casaeclima.com

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