Wimax - un'occasione perduta

Data pubblicazione: May 08, 2010 11:1:21 AM

Dopo molto tempo torno a fare delle riflessioni sul Wimax. Una tecnologia che sembra essere stata dimenticata e che prometteva opportunità di sviluppo per il paese. L'Italia è un sistema complesso di colline, montagne, laghi e fiumi ed è circondata dal mare, difficile da cablare. Ovvero, nulla è impossibile ormai, le nuove tecniche di scavo, il proliferare di aziende grandi e di subappaltatori specializzati nel settore garantisce la possibilità di realizzare reti interrate quasi in ogni località del paese. Due domande però nascono spontanee: a quale prezzo? Il "quasi" quanto è esteso e consistente?. Alla prima domanda sembrano aver risposto gli operatori dominanti: costerà circa 1,5 mld di Euro di investimenti privati. Si badi bene, gli investimenti saranno privati, ma gli utenti copriranno il volume della spesa nel prossimo futuro, attraverso l'uso della rete medesima. E dovremmo aspettare 5 anni. Alla seconda domanda è più facile rispondere: saranno infrastrutturate soltanto le aree urbanizzate ma non le aree montane, i boschi, le aree protette, le spiagge, il mare antistante la nostra penisola, le isole minori etc etc. E non potrebbe essere diversamente per molti motivi. Il primo fra tutti è che gli scavi rappresentano sempre un impatto ambientale molto rilevante, soprattutto in zone con scarse o nulle infrastrutture di rete primaria (acqua, gas, fognature, energia elettrica). Generalmente stravolgono i territori per un tempo molto lungo e costringono le amministrazioni a programmare interventi complessi in funzione dei sistemi di protezione ambientale. Il "quasi" dunque si può far coincidere con la superficie urbanizzata e mista. Spingendosi sino alle aree rurali interconnesse con le aree naturali questa superficie non supera il 20% del paese. E questa sarà appunto la copertura della banda larga, il 20% del paese. La scelta ovviamente si fonda su presupposti ragionevoli in apparenza: erogare servizi alla popolazione, in percentuale sufficiente a garantire lo sviluppo di nuovi servizi interattivi. I questo senso forse si riuscirà, in 5 anni, a garantire l'accesso in ambito urbano e suburbano, alla rete di servizi a banda larga. I presupposti delle compagnie private non coincidono però con le reali esigenze di servizio di un paese, che non vive ormai "confinato" in villaggi recintati e che vive e deve vivere il proprio territorio ricevendo servizi diffusi in grado di superare il limite del digital divide che colpisce come sempre le zone che hanno più bisogno di servizi di rete. Il paese inoltre, come si diceva, è un sistema complesso ed articolato dal punto di vista ambientale. 

La presenza di una rete a copertura globale, diffusa in tutto il territorio, urbanizzato e non, potrebbe garantire una serie di servizi che "sfuggono" evidentemente alle logiche imprenditoriali e ad una sana visione della politica di sviluppo: sistemi di rete per la prevenzione degli incendi, controllo remoto del territorio e gestione dei fenomeni ambientali, dalle frane ai terremoti, controllo del traffico, delle merci e dell'inquinamento, analisi puntuale dei fenomeni atmosferici per il miglioramento dei modelli previsionali. La lista dei servizi attivabili è molto lunga ma in questo articolo prenderò in considerazione i soli servizi legati al mondo dell'energia e delle fonti rinnovabili in particolare.

L'infrastrutturazione completa del paese consentirebbe il monitoraggio costante dei sistemi energetici sia in fase di produzione che di consumo, consentendo la modellizzazione sempre più raffinata dei processi e degli algoritmi della "generazione distribuita". I vantaggi di questa modellizzazione sarebbero un aumento dell'efficacia della rete, un rafforzamento della rete stessa e maggiori garanzie sia per i gestori che per i consumatori di fascia alta. 

Digitale terrestre vs Wimax

Il 76% delle famiglie italiane è dotato di un ricevitore digitale. Il dato è contenuto nel quarto rapporto sulla televisione digitale terrestre in Italia e in Europa, presentato a Milano negli scorsi giorni. Complessivamente il 30% della popolazione italiana, riceve il segnale televisivo esclusivamente attraverso piattaforme digitali. Il 76% del totale si è dotato di un ricevitore digitale per vedere la tv.

A febbraio 2010 il numero di ricevitori per digitale terrestre venduti dal lancio nel 2004 ha superato 31 milioni di apparecchi nel nostro paese. Da qui al 2012 saranno venduti ben più di 12 milioni di tv set, da sommarsi agli oltre 12 milioni già venduti negli ultimi tre anni. La spesa sostenuta dagli italiani si aggira intorno ad un miliardo cinquecento milioni di euro per i solo acquisto dei decoder.

In definitiva il costo sostenuto per una tecnologia di diffusione dei contenuti come il digitale terrestre si rivela di gran lunga superiore a quello che il paese avrebbe sostenuto se avesse deciso di infrastrutturare una rete wireless basata sulla tecnologia Wimax ed vantaggi non sono ovviamente gli stessi.

Il paese perde l'opportunità di distribuire un sistema di servizi e di veicolare contenuti e sapere che sono il vero "petrolio" dell'Italia, non offre una copertura completa dei servizi di monitoraggio ambientale che, come è evidente, rappresentano ormai una necessità in un sistema di regole complesso spesso inapplicato. Parlando poi di sicurezza, la diffusione di un sistema di comunicazione wireless in banda larga, offrirebbe l'opportunità di erogare nuovi e migliori servizi di controllo non soltanto in campo ambientale ma nel settore energetico, nella vigilanza costiera ed aeroportuale, nelle città.

Si riporta nel seguito un articolo apprso ormai 5 anni fa su zeusNews, contenente una notizia che poi ho potuto verificare come attendibile per cui l'infrastrutturazione dell'intero paese con la banda larga in tecnologia Wimax avrebbe avuto un costo irrisorio, circa un terzo di quello prospettato nelle ultime notizie pubblicate a cura degli operatori dominanti, ed avrebbe coperto tutto: dalle alpi alla sicilia meridionale....

Wi-Max, al via la sperimentazione

Dal primo luglio comincerà la sperimentazione: priorità massima alle zone non coperte dall'Adsl.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 18-05-2005]

Il Ministero delle Telecomunicazioni ha dato il via alla sperimentazione del Wi-Max. Il primo luglio gli operatori che ne faranno richiesta potranno cominciare a testare questa nuova tecnologia che consentirà agli utenti di connettersi senza fili con una velocità massima di 70 mbit/s in un raggio di 50 km dal punto di accesso.

La prima società che ha aderito all'iniziativa è stata Alvarion che da quasi un anno ha lanciato la sua piattaforma Wi-Max, chiamata BreezeMax, la quale vanta 50 installazioni in tutto il mondo. BreezeMax è, tra tutte le piattaforme esistenti, quella che gode delle migliori performance di copertura in assenza di visuale e di un alto livello di flessibilità.

"L'accesso a larga banda su WiMAX sta crescendo rapidamente" afferma Andrea Marco Borsetti, responsabile della sede italiana di Alvarion. " Entro il 2007 si prevedono volumi di vendite mondiali annuali superiori ai 1.5 miliardi di dollari. La larga banda basata sulla tecnologia WiMAX ha gli elementi chiave per divenire la soluzione di maggior successo nell'accesso TLC".

Anche Siemens ha annunciato l'intenzione di effettuare la sperimentazione a partire da ottobre mentre gli altri operatori del settore mobile non potranno prendere parte a questa prima fase. Sul costo di un eventuale copertura dell'intero territorio italiano circolano molte voci: Siemens parla di 300 milioni di euro mentre Alvarion afferma ne che serviranno almeno 400 milioni.

Secondo il Ministero delle Telecomunicazioni, priorità assoluta verrà data alle aree finora non raggiunte dalla banda larga: è un ottima notizia per tutti quelli che aspettano da anni la copertura ADSL.