Solare a concentrazione
I sistemi a concentrazione dell’energia solare sono costituiti da una serie di specchi che riflettono e concentrano la luce solare su di un ricevitore in cui è presente un fluido che può essere scaldato ad alta temperatura. Il fluido stesso, direttamente o indirettamente attraverso un secondo fluido, può mettere in funzione una turbina per la produzione di corrente elettrica alternata.
Concentratore parabolico lineare
Il sistema collettore è costituito da una serie di specchi parabolici (6m x 100m) che concentrano la luce solare su di una lunga tubazione, posta nel fuoco degli specchi, in cui fluisce acqua portata ad alta temperatura, al di sopra del punto critico. Il vapore in pressione mette in funzione le turbine. Il primo impianto di questo genere è stato costruito nel deserto del Mojave (California) e
richiedeva un supporto di energia per compensare l’assenza di produzione elettrica nelle ore notturne e nella fase di avvio. Nelle versioni migliorate, nella tubazione posta nel fuoco degli specchi parabolici scorre un fluido termovettore (olio minerale altobollente e diatermico o una miscela di sali fusi) i quali poi scambiano calore con l’acqua in appositi scambiatori a fascio tubiero, portandola allo stato di vapore supercritico Questo a sua volta mette in funzione le turbine. Il vantaggio è rappresentato dall’elevato calore specifico dei fluidi primari che lavorano intorno a 550°C e possono così conservare una buona percentuale del calore sensibile anche nelle ore notturne, rendendo continua la produzione di energia elettrica. Questo impianto (progetto Archimede), in una versione ridimensionata e dopo varie vicissitudini burocratiche, dovrebbe entrare in funzione a Priolo (Siracusa): inizialmente erano previsti 360 collettori su 40 ha, per 20 MWe.
Concentratore parabolico con ricevitore a caldaia
Impianti di potenza maggiore prevedono un insieme di specchi parabolici che concentrano la radiazione solare su di una caldaia posta nel loro fuoco comune.